La bontà è disarmante: così, non appena varcata la soglia del Sermig di Torino, abbiamo letto nitidamente sul monumento che si ergeva dritto di fronte a noi, simbolo di quel microcosmo. E dopo la settimana vissuta lì, abbiamo compreso fino a fondo il messaggio che voleva trasmetterci una semplice frase; ovvero quello che per disarmare, anche nel senso più letterale del termine, non c’è bisogno di fare grandi cose, basta “fare bene il bene” e adoperarsi nel proprio piccolo in maniera concreta per diventare costruttori di pace.
Questo è esattamente ciò che ha fatto Ernesto Olivero nel 1964 mettendosi in gioco quando ha fondato questa realtà assieme ad un piccolo gruppo di suoi amici. Da quel momento, passo dopo passo, alimentando il suo sogno di sconfiggere la fame nel mondo e di abbattere le guerre con la fede e la preghiera, è riuscito a risollevare da rudere ricoperto di rovi a struttura meravigliosa ricoperta di piante rigogliose il luogo in cui siamo stati accolti. Non si trattava di un rudere qualunque bensì di una “fabbrica di morte”, l’arsenale militare dei Savoia nel quale ogni giorno, soprattutto durante la Prima guerra mondiale, venivano prodotte armi pronte ad uccidere il nemico. Per i giovani del Sermig sarebbe stato molto più semplice demolire il complesso per ricostruirlo da zero, ma loro hanno caparbiamente deciso di bonificarlo e riqualificarlo perché l’intento era quello di trasformare un luogo di guerra in un luogo di pace.
Infatti, nella cappella dell’arsenale della pace il tabernacolo è formato dal forno in cui si fondeva il materiale necessario alla realizzazione delle armi e il crocifisso è formato dalle stesse travi di legno che formavano i binari dei treni che trasportavano quelle armi al di fuori dello stabilimento. Il desiderio di pace che ha dato il via a questo progetto continua a guidare il lavoro dei volontari che abitano l’arsenale e di quelli vi prestano servizio temporaneamente.
Noi, durante la nostra esperienza, ci siamo impegnati per offrire il nostro contributo nelle attività di servizio. Anche se solo per qualche ora il nostro metterci a disposizione ci ha fatto sentire di essere parte di qualcosa di grande e bello per il bene del mondo, e nel farlo lo spirito che ci ha guidato è stato amare il prossimo e amare Dio in quella persona proprio come ci dice la frase del vangelo di Matteo "lo avete fatto a me".
Il servizio, quindi, non è stato un semplice fare qualcosa ma è stato anche andare incontro all'altro, facendosi carico della sua storia, dei suoi sogni, delle sue difficoltà e della sua povertà. Noi in particolare lo abbiamo sperimentato nell’iniziativa dell’arsenale della piazza in cui svolgeva doposcuola per i ragazzi e i bambini delle famiglie residenti nel quartiere più povero di Torino. Nei loro occhi abbiamo visto la volontà di riscattarsi tramite lo studio, per la realizzazione dei loro progetti di vita; abbiamo visto la voglia di integrarsi nonostante culture e nazionalità diverse; abbiamo visto come i bambini possano essere il punto di partenza per cambiare le sorti di un quartiere trasandato e ghettizzato. Ciò che ha allenato e preparato il nostro cuore predisponendolo nel migliore dei modi al servizio del pomeriggio sono state le attività della mattina che hanno fatto da bussola. Tramite la lettura quotidiana della parola e ascoltando le parole di chi guidava la meditazione abbiamo riflettuto individualmente e collettivamente sul senso della nostra vita e sulla direzione che vogliamo dare a quest’ultima, diventandone protagonisti indiscussi mettendo a frutto i nostri talenti e superando i nostri limiti per la realizzazione di progetti, sogni. Assieme ad altre decine di giovani abbiamo preso l’impegno di passare dal “vorrei al posso”, dall’immaginare al realizzare, perché Gesù ci chiama alla costruzione di un mondo migliore, consapevoli che in Lui tutto è possibile, anche ciò che ci sembra esageratamente grande. Tale consapevolezza l’abbiamo maturata con l’aiuto della preghiera Maria madre dei giovani scritta da Ernesto Olivero che sentiamo di consegnarvi:
Maria, è dai giovani che parte il futuro. I giovani possono prendere il buono del passato e renderlo presente. Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio. Maria, Madre dei giovani, coprili col Tuo manto, difendili, proteggili dal male, affidali a Tuo figlio Gesù e poi mandali a dare speranza al mondo.