Il 18 luglio 2020, Festa di santa Maria Greca, l'Arcivescovo Mons. Leonardo D'Ascenzo ha presieduto la celebrazione Eucaristica in Piazza Vittorio Emanuele. Di seguito pubblichiamo la trascrizione dell'omelia.
OMELIA MONS. LEONARDO D’ASCENZO – XVI DOMENICA DEL T.O.
18 LUGLIO 2020 – SOLENNITA’ DI SANTA MARIA GRECA
VANGELO MT 13,24-43
Domenica scorsa il vangelo ci ha proposto la parabola del seminatore e del seme sparso e poi caduto sulla strada, sul terreno sassoso, sul terreno dove c’erano dei rovi senza portare frutto. Una parte di questo seme cadde sul terreno buono e qui portò frutto rendendo al trenta, al sessanta e al cento per uno. Questa sera ci viene proposta una parabola che ci parla ancora di un seminatore, di un seme, di un terreno, della produzione di un frutto buono, ma questa volta dal buon terreno germoglia anche della zizzania: una spiga molto simile a quella del grano, ma non buona, tossica. Sul terreno, a motivo del demonio, viene fuori un frutto che buono non è. Dunque la parabola mette in evidenza alcuni aspetti di insegnamento che vanno ad arricchire quello che abbiamo accolto e compreso domenica scorsa. Ogni parabola ci dà modo di approfondire qualche aspetto e insegnamento, ma tutte le parabole poi vogliono accompagnarci verso un unico obiettivo: il Regno dei cieli. La parabola è un insegnamento di Gesù attraverso il quale egli è come se ci prendesse per mano e ci accompagnasse verso il mistero di Dio. Essa non è un insegnamento semplice, una storiella banale il cui insegnamento poi è scontato. Ogni volta che ascoltiamo una parabola e ci mettiamo poi a riflettere sul suo insegnamento e ci raccogliamo in preghiera a partire da esso, riusciamo ad intuire e cogliere qualcosa del mistero di Dio. Però, dopo aver compreso qualcosa, noi dobbiamo essere coscienti che Dio è sempre più grande rispetto a ciò che possiamo comprendere. Se abbiamo compreso qualcosa, c’è molto di più ancora da capire e comprendere. Lo stesso vale per chi commenta e spiega una parabola di Gesù. Io cerco di mettere in risalto alcuni aspetti di questo insegnamento, ma ce ne sono tanti di più.
Riflettendo su questa pagina del vangelo di Matteo, mi sono fermato a considerare alcuni aspetti di quello che è il mistero di Dio verso il quale Gesù vuole accompagnarci prendendoci per mano. La parabola ci parla di un Dio che è un Padre buono che ci accompagna e vuole che produciamo frutti buoni e, anche quando la nostra vita produce frutti che buoni non sono, questo Padre non distrugge tutto, ma è molto paziente e sa attendere. Dio ha molta pazienza nei nostri riguardi. La Sua bontà e misericordia stanno a significarci che Egli è un Padre buono e paziente. Il terreno è ciascuno di noi, il nostro cuore, le nostre famiglie, ma sono anche le comunità parrocchiali, la nostra città di Corato, la nostra diocesi, l’umanità intera, la storia. Questo terreno ci dice che noi siamo nella nostra vita il bene e ciò che bene non è. Ciò che è buono e ciò che buono non è. Questo deve aiutarci ad essere persone sempre moderate nel valutare la propria o l’altrui esperienza di vita. Noi molte volte siamo molto frettolosi e netti nei giudizi e facciamo subito a dire questo è buono e questo è cattivo, questa persona è un santo e l’altro è un demonio. Secondo l’insegnamento di questa parabola bisogna essere sempre molto cauti e moderati. Riconosciamo che nella nostra vita è presente il frutto buono e quello che buono non è. Questo deve aiutarci ad avere un rapporto più equilibrato verso la nostra persona. Se a volte riconosciamo di essere migliori, in realtà ci sono aspetti che non lo sono. Altre volte, quando pensiamo di essere i peggiori, dobbiamo riconoscere che nella nostra vita ci sono molti altri aspetti buoni. Nella vita di ognuno di noi ci sono aspetti di bene e male. Questa parabola ci dice anche della differenza tra Dio e gli uomini: Dio è molto paziente, mentre noi saremmo portati ad intervenire su ciò che non è buono, magari facendo anche danno quando interveniamo frettolosamente. Questa parabola ci dice la differenza tra lo sguardo di Dio e lo sguardo dell’uomo. Lo sguardo di Dio è concentrato sui frutti buoni, anche se non chiude gli occhi su ciò che buono non è. Noi invece a volte facciamo il contrario: siamo più concentrati su ciò che buono non è, sulla zizzania e magari non siamo capaci di apprezzare il frutto buono che è per sempre. Allora siamo facili ai giudizi negativi, alle lamentele, siamo molto negativi.
Ancora, questa parabola ci parla di Maria, perché lei esprime nel suo cuore e nella sua vita il terreno buono che porta soltanto frutti buoni. La Madonna è colei che ci dona il frutto buono che è Gesù e ci porta a Lui. In questa celebrazione della messa vogliamo affidarci alla sua preghiera e intercessione. Vogliamo che sia lei a prenderci per mano, per accompagnarci al suo figlio Gesù e ci aiuti ad essere sempre più il terreno che porta frutti buoni e ci dia la capacità di avere occhi capaci di riconoscere tanto bene che è in noi. Senza chiudere gli occhi su ciò che bene non è, ma facendo come Dio che proietta il Suo sguardo su ciò che è buono.
Gli orientamenti pastorali vogliono aiutarci ad avere uno sguardo buono e bello, ma soprattutto uno sguardo capace di guardare nella stessa direzione. Vogliamo chiedere questa sera alla Madonna di aiutarci a maturare, in questi tre anni che abbiamo di fronte, la capacità di avere uno sguardo e degli occhi puntati nella stessa direzione. Impareremo a familiarizzare con questi orientamenti che hanno il titolo: “Una chiesa che ha il sapore della casa, una casa che ha il profumo della chiesa”. Così vogliamo essere con l’aiuto della Madonna: una chiesa che sia una famiglia, dove possiamo sentirci a casa, perché vivendo in essa possiamo sempre più assaporare casa nostra. Contemporaneamente desideriamo che le nostre famiglie abbiano sempre di più il profumo particolare della chiesa, ossia quello di Gesù e del Vangelo. Affidiamo a Santa Maria Greca questa intenzione: accogliere gli orientamenti pastorali e camminare insieme secondo quello che ci insegnano, perché possiamo essere una chiesa che ha il sapore di una casa e le nostre case possano avere il profumo di chiesa.