Il 31 maggio scorso l’Arcivescovo ha inviato a tutte le parrocchie, Associazioni e Movimenti una lettera nella quale invitava a confrontarsi sull’anno pastorale appena trascorso. Secondo gli orientamenti pastorali “una Chiesa che ha il sapore della casa, una casa che ha il profumo della Chiesa” abbiamo posto attenzione in questo tempo alla priorità: “Chiesa povera per i poveri: comunione con il fratello/sorella”.
Ne è nato un ricchissimo scambio all’interno dei singoli gruppi presenti in parrocchia (Azione Cattolica, Rinnovamento nello Spirito, Movimento dei Focolari, Sacro Cuore di Gesù, Associazione Luisa Piccarreta, gruppo Famiglie, gruppo giovani e giovanissimi) e gruppi di servizio (Caritas, Accoglienza, Catechisti) culminato nell’assemblea parrocchiale in presenza del 17 giugno.
La scheda, riportata di seguito, è la sintesi di tutti i contributi e si articola su tre punti di riferimento: consapevolezza, concretezza e comunione.
Abbiamo costatato che la crisi della pandemia ci ha fatto prendere coscienza della necessità di rafforzare alcuni atteggiamenti e nello stesso tempo ci ha aperto vie nuove tutte da percorrere.
PARROCCHIA SANTA MARIA GRECA – CORATO
Scheda di sintesi del contributi dei gruppi
1. CONSAPEVOLEZZA
“Sentiamo il desiderio di renderci disponibili a collaborare, a dare il nostro sincero contributo a servizio delle nostre città, della nostra gente, soprattutto ai più piccoli, poveri, fragili, favorendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia, di pace, convinti che la comunione con Dio si giochi attraverso il rapporto con i fratelli o sorelle” (OP 54).
Abbiamo accresciuto la consapevolezza che amare il prossimo in difficoltà è imitare Gesù che serve “spogliando” se stesso?
L'esperienza di questi mesi ci ha insegnato il valore dei gesti semplici di condivisione, confidando meno nei nostri progetti per abitare meglio la realtà. La pandemia (come ha detto il il presidente nazionale dell’AC) rappresenta un passaggio, occorre uscirne differenti.
Le vicende pandemiche unite alla grave crisi economica hanno amplificato le difficolta di famiglie, anziani, cittadini stranieri e richiesto una maggiore assistenza e organizzazione da parte nostra per farvi fronte. Ciò ha indotto ad assumere l’atteggiamento della “prossimità” con lo “svuotarsi di se stessi”, lo stabilire una relazione con l’altro per accoglierlo custodirlo e comprendere le sue difficolta. Sono scomparsi gli imbarazzi, gli sguardi bassi, i silenzi. È cresciuta la fiducia, i sorrisi, la gioia, in una parola, la reciprocità. Tanto che non possiamo parlare di assistiti e operatori. Questo ha accresciuto, nei fatti, la consapevolezza dell’amore per il prossimo come atteggiamento permanente anche nell’attenuarsi della pandemia.
Le norme anti-contagio hanno indotto il “gruppo accoglienza” a trovare nuove modalità di impegno. Consapevoli del compito di accogliere chiunque si fosse presentato in parrocchia, hanno sperimentato in diverse occasioni l’amore verso il prossimo cercando di andare incontro alle sorelle e ai fratelli prima di tutto con un sorriso e cercando di essere sempre pazienti e gentili. Dall’ascolto si cercava poi concretamente di aiutarli nei loro bisogni materiali ma anche spirituali offrendo sempre una parola di conforto. C’è stata una accresciuta collaborazione per garantire sempre una presenza in parrocchia. Anche se quest’anno non è stato possibile accogliere i pellegrini che solitamente si recano in parrocchia per visitare la tomba della serva di Dio Luisa Piccarreta.
In che maniera sono stati utili i sussidi e i suggerimenti pastorali proposti dagli uffici diocesani in questo anno? Che suggerimenti dareste agli uffici per migliorare il proprio servizio alle comunità parrocchiali per il prossimo anno pastorale?
Per organizzare al meglio il calendario degli incontri, sarebbe opportuno conoscere in anticipo le date dei vari eventi cittadini e diocesani per evitare che si accavallino nella stessa giornata con quelli parrocchiali.
Suggeriamo una maggiore comunicazione e collaborazione tra i diversi uffici, in modo che insieme possano scegliere delle tematiche comuni ma affrontarle da prospettive diverse in una visione “poliedrica”.
2. CONCRETEZZA
“La prima “comunione con Dio” passa per il prossimo, soprattutto povero” (OP 43).
“Anziani che vivono da soli e che necessitano di un minimo di assistenza; gente senza lavoro che guarda con angoscia al proprio futuro; famiglie con persone diversamente abili che avrebbero bisogno di sostegno psicologico e accompagnamento nei percorsi riabilitativi; malati che si aggravano a causa dell’indifferenza di una società condizionata dai miti del benessere e dell’efficienza fisica” (OP 62-63).
In questo tempo particolare siamo riusciti a mettere in atto occasioni concrete per favorire “un ricambio generazionale tra gli operatori caritas” (OP 60) e per far nascere le “antenne condominiali”? (OP 63).
Molto significativa è stata l’esperienza di coinvolgimento dei giovani e giovanissimi nelle attività della Caritas. Per gli adulti ha costituito occasione di rilanciando ed entusiasmo. Ai giovani ha Ciò ha dato la possibilità di toccare con mano l’importanza dell’amore per il fratello. Vedere tanta povertà, i bisogni di tante famiglie li ha portati a riflettere e ad apprezzare le proprie vite e ad essere meno superficiali.
Nel “gruppo dell’accoglienza” si è favorito un ricambio generazionale, coinvolgendo altri volontari per il servizio d’ordine che è risultato ancora più necessario per la gestione dei posti limitati all’interno dell’aula liturgica. Si sono mostrati disponibili nell’accogliere e nel guidare i fedeli ai propri posti, sempre nel rispetto della normativa anti Covid-19.
Tutti sono stati invitati ad essere “antenne” prima di tutto come testimoni credibili di una Chiesa in uscita sul territorio ed essere attenti al bisogno dell’altro vincendo l’indifferenza. Particolare è stata l’esperienza di una officina meccanica e un bar divenuti antenne di quartiere.
Narrate un’occasione o uno stile pastorale in cui siamo andati incontro alla sorella o al fratello povero divenendo chiesa povera per i poveri…
Una mamma di religione musulmana che con la sua bimba di due anni è venuta a ritirare una coperta piuttosto pesante si è resa conto che non avrebbe potuto farlo con sua figlia in braccio. Pertanto, senza esitazione, ha lasciato alle donne presenti nel centro caritas in custodia sua figlia per portare la coperta a casa. Da quel momento è nato un rapporto di fiducia reciproca molto grande. Ora ogni incontro è segnato da sorrisi, grosse risate e tanta condivisione.
Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa. Una famiglia che riceve aiuti alimentari ha deciso spontaneamente di donare periodicamente delle uova in eccesso che vengono dall’aia di famiglia.
3. COMUNIONE
“Andare avanti per conto proprio, magari speditamente, o il riuscire ad affermare la propria posizione, idea o proposta, è meno importante del procedere insieme, ricercando la sintonia comune” (OP 35).
In che maniera ci stiamo facendo trovare pronti nel diventare uomini di comunione capaci di rimuovere ciò che danneggia la comunità e ci riempie di paure verso gli altri: “isolamento, individualismo, critica e discredito verso gli altri, rigidità che diventa rinuncia all’accoglienza o al perdono?” (OP 36).
La presa di coscienza, la percezione e lo sguardo più profondo su quello che questo periodo di pandemia stava generando nelle persone (paure, isolamento, incertezze sul futuro….) e quindi anche nella vita comunitaria, ci ha condotti a riflettere su quanto fosse in pericolo proprio la comunione e la fraternità e come si rendesse necessario e urgente amare ed essere più vicini ai nostri fratelli e sorelle e in generale a quanti il Signore ci fa incontrare nella vita quotidiana.
Per questo motivo abbiamo deciso di non interrompere i nostri incontri di preghiera comunitaria, di catechesi, di ascolto della Parola di Dio e alcune attività. Di qui quella che possiamo definire la “conversione digitale”.
Abbiamo cominciato ad organizzare degli incontri su piattaforma digitale, e settimana dopo settimana, invitando i fratelli e le sorelle a collegarsi con un cellulare o con un computer, pian piano abbiamo cominciato a vivere la vita comunitaria così come in questo momento di emergenza era possibile. Non sono mancate difficoltà e dubbi ma oggi possiamo costatare che questo sforzo ha permesso a ciascuno di non chiudersi nel proprio isolamento. Per cui grazie all’utilizzo dei social, quello che agli inizi ci sembrava una difficoltà si è trasformata in occasione e opportunità per crescere nella comunione, nell’ascolto reciproco e nella solidarietà gli uni verso gli altri. Con nostra grande sorpresa le reti social si sono rivelate come un dono straordinario dello Spirito, un mezzo molto più facile e più ampio che ha fatto crescere la fraternità e l’amicizia.
Raccontate un’occasione (o un aspetto della vita pastorale) in cui, in questo anno di vita comunitaria, abbiamo sperimentato la crescita della dimensione della COMUNIONE …
Per i giovani e giovanissimi ci sono stati gli incontri in modalità on line occasioni per costruire momenti di condivisione. Nei periodi meno severi, ci sono stati momenti in presenza quali incontri di preghiera in chiesa e la preparazione all’animazione liturgica con il canto.
Alcuni gruppi si sono inventati web-party cioè momenti di festa, di musica dove parlare e scherzare.
Per la catechesi dei bambini e dei fanciulli si è puntato al coinvolgimento delle famiglie e dei ragazzi durante l'intero anno catechistico ma soprattutto durante i periodi forti. Utilizzando il cellulare, quotidianamente sono state inviate immagini collegate alla parola e una breve riflessione.
In questo i bambini sono stati dei protagonisti. Gli incontri dei singoli gruppi di catechismo si è svolta unicamente in modalità online con una presenza pressoché costante dei genitori e bambini collegati insieme. Ciò ha indotto i catechisti a cercare anche nuove modalità di presentazione dei contenuti usando videoclip, canzoni, immagini, piattaforme digitali interattive. Soprattutto si è dedicato molto tempo all’ascolto e al racconto del proprio vissuto.
Anche i gruppi famiglie hanno adottato la modalità di incontro on-line. Incontrarsi attraverso uno schermo, ha dato la possibilità di guardare i volti di tutti senza mascherina e dando la possibilità di comprendere che non si era soli. Questi incontri ci hanno permesso di mettere in comunione le proprie esperienze di vita che se inizialmente erano considerate motivo di vulnerabilità, con la condivisione hanno rafforzato la vita di coppia. Abbiamo invitato personalmente gli sposi agli incontri non solo tramite messaggi ma anche con telefonate che ci hanno in principio preoccupato, in quanto temevamo di risultare invadenti, ma che in realtà sono state accolte con piacere perché ci hanno permesso di scambiare parole di conforto. In questo lungo periodo di prova e di solitudine in molti c'era il desiderio di sentirsi considerati e accolti.
Nel mese mariano alcune famiglie si sono organizzate collegandosi alla sera per recitare quotidianamente una decina del Rosario.
Molte le esperienze di vita vissuta raccontate a partire dalla cura e l’attenzione per il prossimo più prossimo: occuparsi dei genitori anziani che in questo periodo di pandemia hanno avvertito tantissimo la solitudine e l’isolamento imposto dalle norme Covid.
Anche nei rapporti genitori e figli non sono mancati atti concreti di vicinanza, di ascolto che, soprattutto nell’ultimo periodo di sospensione, si sono moltiplicati per aiutare i ragazzi a vivere meglio, accompagnandoli anche a favorire la cittadinanza attiva.
Il progetto “coloriamo la Città - per essere vicini nella distanza” in collaborazione con la parrocchia Sacra Famiglia ha favorito il dialogo intergenerazionale. Durante il periodo natalizio è stato creato un laboratorio a distanza con nonne, mamme e bambini per realizzare manufatti con l’utilizzo del filo di lana accompagnato da un messaggio, col fine di addobbare un albero della città. Un progetto semplice ma che, attraverso questo filo di lana, che idealmente è entrato e uscito dalle case ha tenuto i partecipanti connessi, mettendo in campo abilità, estro e fantasia dando vita a un coloratissimo intreccio di Fili, simbolo di relazioni già consolidate ma anche nuove. Tutto questo ha permesso di far compagnia a chi si sentiva solo donando del tempo e mettendosi a disposizione con i propri fili. L’albero è stato poi illuminato colorando una piazza del paese.
Un’altra esperienza concreta di Chiesa che va incontro al fratello povero è stato, sempre nel periodo natalizio, il dono all’ ospedale di Bisceglie, presidio Covid di un piccolo alberello sempre addobbato da bambini, mamme e nonne con i manufatti di lana e i piccoli messaggi. In una asettica sala d’attesa, dove donne in gravidanza in attesa del più grande dono: una nuova vita in questo periodo di incertezza e di paure, disabili e accompagnatori in attesa della loro seduta, bambini irrefrenabili prima di essere sottoposti ad una visita medica e mamme che tra mille pensieri cercano di distrarli, tutti gli occhi convergono verso quell’albero coloratissimo, pieno di tanti piccoli capolavori con messaggi che allietano gli animi e scaldano il cuore, donando speranza nell’attesa di “buone notizie”.
PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO ANNO
Infine, per il prossimo anno pastorale scandito dalla priorità “Famiglie e giovani protagonisti: comunione con la Parola”, che suggerimenti daremmo?
· Puntare alla formazione come cura delle relazioni.
· Rilanciare i centri di ascolto per dare vicinanza a chi vive in solitudine. Si potrebbe pensare a creare uno o più punti di ascolto (anche attraverso le reti internet) per conoscere, avvicinare le famiglie e i giovani, al fine di cogliere le necessità e i doni, i carismi di chi incontriamo e poterle metterle in relazione. Coinvolgere i giovani come protagonisti.
· Iniziative di fraternita che devono spaziare dalla condivisione alimentare (pranzo con tutte le famiglie), a quella sportiva (padri e figli), da eventi a tema, (anche interculturali e interreligiosi), alle ricorrenze religiose con il preciso obiettivo di camminare insieme nelle diversità.
· Far crescere la dimensione del dialogo e dello scambio di esperienze tra le famiglie, proponendo incontri anche al di fuori dell'ambito parrocchiale. Si è notato che l’andare oltre gli schemi consolidati può suscitare il racconto del proprio vissuto e l’empatia. Ciò necessita di un ampio spazio da riservare all’ascolto in tutte le attività ed incontri.
· Creazione della "Banca del Tempo" nella quale ognuno possa mettere a disposizione di chi ne ha bisogno le proprie abilità e/o conoscenze quantificate in un tempo prefissato a settimana o al mese.
· I percorsi catechistici devono prevedere percorsi paralleli e contemporanei per i bambini e per i genitori in modo che la formazione degli adulti proceda di pari passo con la formazione dei bambini e della stessa famiglia nel suo insieme.
· Considerare i giovani non solo per i talenti di cui sono portatori e quindi per il contributo che possono dare ma primariamente partire dal dialogo nel quale manifestano anche i loro bisogni.
· Organizzare attività per i giovani che coinvolgano altri ragazzi anche lontani dalle parrocchie. Poiché molti hanno pregiudizi verso le iniziative parrocchiali. Una modalità di coinvolgimento potrebbe essere quella di attivare la sinergia tra parrocchia e scuole.
· I giovani suggeriscono di curare la collaborazione con le associazioni extra parrocchiali ad esempio per la tutela dell’ambiente (pulizia e cura delle aiuole, raccolta di rifiuti ecc.). Anche queste attività potrebbero essere proposta ai coetanei scegliendo di curare meglio gli spazi verdi del territorio.
· Incrementare lo strumento delle manifestazioni teatrali e sportive nelle quale coinvolgere insieme bambini, giovani e adulti in spirito di reciprocità.
· Offrire ai genitori che iscrivono i loro figli al catechismo percorsi formativi sul tema dell’educazione.
· Rivolgere un’attenzione particolare ai giovani sposi affinché dopo aver ricevuto il sacramento del matrimonio ricevano un supporto concreto con incontri formativi che apportino linfa vitale alla loro unione, portandoli ad “Essere Sacramento”. Questo potrebbe mantenere sempre vivo il desiderio di appartenere ad una comunità cristiana evitando lunghi periodi di allontanamento. A tal fine è necessario anche prevedere percorsi per famiglie con bambini piccoli e favorirne la partecipazione all’Eucarestia e alle attività parrocchiali (apposita logistica).
· Organizzare incontri di confronto tra genitori e figli in giornate di ritiro con momenti di condivisione e comunione in spazi e temi diversificati.
· Proporre ad ogni comunità di leggere l’enciclica Fratelli tutti per assumere insieme alcuni impegni.
· Curare l’aspetto del dialogo ecumenico ed interreligioso.